Il mito di Orfeo rivive al Museo del Novecento

La “Favola d’Orfeo”, lo spettacolo di Angelo Poliziano per la corte di Mantova

Uno spettacolo itinerante nelle prestigiose Sale del Museo del Novecento che si affaccia nella sua maestosità sulla Piazza Duomo a Milano (accesso da via Marconi 1). Uno spettacolo che unisce teatro, danza, musica e poesia nella celebrazione del mito di Orfeo. Venerdì 23 maggio e Domenica 25 maggio alle ore 16,30 il Coro Bach si esibirà tra le sale dell’Arengario nell’ambito dello spettacolo ideato e diretto dal regista Franco Brambilla (docente di regia alla Scuola Paolo Grassi di Milano), costruito sui testi de I Sonetti a Orfeo di Rainer Maria Rilke (una sorta di requiem scritto per una giovane danzatrice prematuramente scomparsa) e sulle musiche di Bruno Bettinelli, Eleonora Biscevic, Angelo Colletti, Claude Debussy, Hans-Martin Linde, Arvo Pärt, Eric Whitacre.

Alla recitazione dei sonetti da parte di Saverio Bari (Orfeo) e Barbara Nicoli (Euridice), alle danze di Laura Guidetti e ai brani musicali che vedono protagonisti un quartetto di flauti (Martina Allievi, Eleonora Biscevic, Isaia Franceschini, Claudio Meroni), pianoforte (Angelo Colletti), violino (Andrea Ruffilli), flauto traverso (Gloria Uggeri), l’Ensemble da camera “Glass Armonico” diretto da Anita Dordoni,  si sommano gli interventi del Coro Bach diretto da Sandro Rodeghiero che interverrà durante tutto lo spettacolo con recitativi e brani di musica contemporanea tra cui Sleep di Eric Whitacre e Solfeggio di Arvo Pärt.

Orfeo canta! è un viaggio nel regno delle metamorfosi, dove le forme perdono la loro connotazione consueta per trasmutarsi l’una nell’altra. Lo spettacolo è un percorso guidato da una figura che si sdoppia di continuo: ora è il poeta che canta il nostro mondo, ora è Orfeo che narra l’avventura che egli stesso sta vivendo. Il pubblico è guidato nell’Ade dalle parole, dalla musica, dalle immagini, dalla danza e dal canto di Euridice. È un viaggio nel mondo orfico attraverso il corpo, il movimento, il gesto, la voce umana, il suono e tutta l’arte, che ha il potere di trasfigurare l’effimero nel duraturo, il conosciuto nel misterioso. Un viaggio nel regno della metamorfosi, dove le forme perdono la loro connotazione consueta per trasmutarsi l’una nell’altra, mediante processi associativi.

“È stato un lavoro straordinario da realizzare” spiega il regista Franco Brambilla “È un viaggio che inizia con un prologo in cui il canto, la musica e la poesia si uniscono in modo magico, e che si snoda lungo le sale del Museo del Novecento: dalla sala del futurismo fino all’arte povera ripercorrendo fisicamente le tappe della storia dell’arte italiana”

Lo spettacolo è dedicato a Luciana Melis, danzatrice, coreografa, docente di tecnica Graham e composizione coreografica venuta a mancare nell’agosto del 2013.

Per i dettagli: Museo del Novecento

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